07.11.2025
Shiitake hi-tech: sapore e memoria viva!
C'è un fungo che parla due lingue: quella dei laboratori, dove il suo micelio diventa "memoria vivente", e quella della cucina, dove lo shiitake regala umami nitido e profumo di sottobosco.
In tavola conquista per consistenza elastica e masticabilità appagante.
Al naso porta nocciola, castagna secca e tè tostato; in bocca è lungo e pulito, con dolcezza discreta che invita al bis.
La tecnica migliore è semplice: padella ampia, poco olio, fuoco vivo.
Lasciate evaporare l'acqua, poi caramellizzate: colore ambrato, aroma concentrato, texture succosa.
Da qui si costruisce.
Una noce di burro nocciola, poche gocce di salsa di soia leggera, pepe lungo pestato, timo o maggiorana: tocchi misurati.
In "carta fata" con scorza di mandarino e zenzero fresco è essenziale; in risotto con brodo di verdure arrostite e mantecatura al formaggio d'alpe guadagna profondità senza appesantire.
Ottimo anche sfumato con aceto di mele e un cucchiaino di miso chiaro per un glaze lucido.
Il bicchiere?
Chasselas (Lavaux) per i piatti delicati, Petite Arvine (Vallese) con cotture alla piastra, Pinot Noir dei Grigioni per preparazioni più intense, Œil-de-Perdrix di Neuchâtel come rosato tutto pasto, metodo classico svizzero a basso dosaggio quando serve slancio.
Nota importante: lo shiitake commestibile non va confuso con il micelio destinato alla ricerca elettronica, che non è per il consumo.
Due filiere distinte, un'unica suggestione: sostenibilità.
In cucina, lo spirito è lo stesso: scarti ridotti, cotture brevi, ingredienti puliti.
Servizio e ritmo: taglio uniforme, padella calda, porzioni leggere.
Erbe fresche o olio di semi tostati per chiudere.
Il risultato è contemporaneo e confortevole: un ponte tra scienza e gusto, dove la memoria che conta è quella del palato.
Articolo a cura della Redazione.