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21.10.2025

Il primo sorso, la sensibilità autentica

C'è un momento, al ristorante, in cui il tempo si ferma: il sommelier versa un dito di vino e attende, mentre qualcuno prende il bicchiere, lo fa ruotare, annusa, assaggia.

In quel gesto si rivela una sensibilità universale, fatta di attenzione, curiosità e ascolto.

Sempre più spesso il gesto dell'assaggio si apre a una spontaneità nuova, capace di raccontare il vino senza barriere né timori.

Chi assaggia con il cuore, più che con la testa, traduce il vino in emozione.

È un modo di avvicinarsi alla degustazione che unisce istinto e memoria: un profumo evoca un'estate lontana, un gusto riporta a una sera di festa.

La sensibilità non nasce dal sapere tecnico, ma dalla disponibilità a lasciarsi sorprendere.

Molte donne, oggi, portano nel gesto dell'assaggio una forza gentile: la capacità di ascoltare invece di analizzare, di sentire invece di definire.

Nel mondo del vino, per secoli guidato da toni maschili e linguaggi tecnici, questa voce più empatica ha portato equilibrio e poesia.

Il vino si comprende, si accompagna, si lascia raccontare.

Il primo sorso non chiede conoscenza, ma sincerità: la stessa che nasce quando ci si affida ai sensi, senza bisogno di dimostrare nulla.

Perché il vino, come le persone, rivela la sua verità solo a chi sa ascoltarlo davvero.

Articolo a cura della Redazione.

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