15.05.2025
Funghi ticinesi e radioattività
Tra i protagonisti indiscussi delle tavole autunnali, i funghi selvatici del Ticino affascinano per la loro varietà gastronomica e per il ruolo silenzioso ma cruciale che svolgono come bioindicatori ambientali.
A quasi quarant'anni dall'incidente di Chernobyl del 1986, queste creature del sottobosco continuano a raccontare, a modo loro, la storia invisibile della radioattività.
Anche quest'anno è stato condotto un monitoraggio accurato su 42 campioni di funghi appartenenti a dieci specie commestibili, raccolti in diverse zone del Cantone.
L'iniziativa, frutto della collaborazione tra l'Associazione svizzera dei controllori di funghi VAPKO e le società micologiche ticinesi, ha indagato la presenza di due radionuclidi: il cesio-137 (Cs-137), di origine artificiale, e il potassio-40 (K-40), naturalmente presente nell'ambiente.
Il dato rassicurante è che nessuno dei funghi analizzati ha superato il valore massimo consentito di Cs-137.
La contaminazione, pur rilevabile, si mantiene entro limiti considerati sicuri dal punto di vista sanitario.
L'esposizione complessiva alle radiazioni ionizzanti derivante dal consumo di questi funghi è, secondo gli esperti, trascurabile.
In termini enogastronomici, questo significa che possiamo continuare a gustare porcini, finferli e altre delizie del bosco ticinese con serenità, senza rinunciare a quel piacere profondo che solo un piatto di tagliolini ai funghi selvatici può offrire.
Un motivo in più per apprezzare non solo il sapore, ma anche la resilienza e l'importanza ecologica di questi piccoli miracoli della natura.
Articolo a cura della Redazione.